L’ORTO SINERGICO…MITO O REALTÀ?!?

L’ORTO SINERGICO…MITO O REALTÀ?!?

Ciao a tuttiiiii!!!! Cosa ne dite se oggi parliamo di “orto sinergico”???!!!??? Non so quanti di voi lo sanno ma…abito in campagna e la cultura dell’orticello da subito ci ha appassionati…ehm…a dire il vero io sono un assistente, l’operatore “contadino” è mio marito e proprio a lui ho chiesto di scrivermi un articoletto su quello che maggiormente è diventato il suo hobby preferito!!! Quindi??? Buona lettura  :-) Da alcuni anni sentiamo sempre più spesso parlare di agricoltura sinergica, metodi di realizzazione di un orto sinergico, permacultura, principi di coltivazione biodinamica, ecc… Oltre alla moda del momento e alla volontà del sistema di omogeneizzare e veicolare i nostri pensieri, credo che questa tendenza possa davvero essere una buona strada per riappropriaci in modo etico del nostro mondo e della nostra terra. In breve di che cosa si tratta. L’agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione usato in permacultura. È stato elaborato dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip adattando l’agricoltura naturale di Fukuoka alle condizioni climatiche, colturali ed anche culturali europee. Si basa sul principio che è la terra a far crescere le piante, ma sono poi le piante a determinare la fertilità del suolo attraverso le sostanze emesse dalle proprie radici durante la loro vita, i residui organici che lasciano alla loro morte e le intense relazioni che stabiliscono con gli altri esseri viventi del suolo. Partendo dall’osservazione che ecosistemi imperturbati come praterie e foreste formano suoli sani e molto fertili, la Hazelip ha sviluppato un sistema di coltivazione in cui:
  1. non si esegue nessuna lavorazione del terreno;
  2. non si usa nessun fertilizzante;
  3. si evita qualsiasi compressione del suolo in modo da non provocare compattamenti;
  4. si utilizzano le consociazioni e si evitano le monoculture;
  5. si mantiene sempre una copertura vegetale del terreno;
  6. si evita qualunque tipo di trattamento fitosanitario;
  7. si lasciano in campo tutte le radici e i residui culturali.[1]
Questi principi trovano applicazione attraverso alcuni passi: il primo riguarda la preparazione del terreno o meglio la preparazione dei bancali, aiuole rialzate in diverse forme e dimensioni, realizzati una pima volta per poi eseguire soltanto una manutenzione leggera. I bancali saranno poi ricoperti con la pacciamatura, la cui funzione è di proteggere il suolo dagli agenti atmosferici, trattenere l’umidità, facilitare la colonizzazione della microfauna e dei microrganismi utili al terreno (concime naturale) e limitare lo sviluppo delle erbe spontanee. Per la pacciamatura si possono utilizzare numerosi materiali biodegradabili come la paglia, sfalcio del prato, foglie, scarti di potatura tritati, segatura, cartone per alimenti ecc. Per quanto riguarda l’irrigazione, molti consigliano la soluzione “goccia a goccia” che consente un notevole risparmio idrico ed evita di bagnare la parte aerea delle piante. Si possono utilizzare normali tubi di plastica bucati. Inoltre, i principi dell’orto biodinamico si basano sul pensiero di un orto privo di prodotti chimici in ogni fase di cura e preparazione, dal seme al frutto. Inoltre è importante seguire le indicazioni degli astri e della luna: il terreno e lo sviluppo delle piante sono infatti profondamente legati alle costellazioni.[2] Questo aspetto, seppure scientificamente provato, dona sempre quel lato mistico nel lavoro, un aspetto che permette ancora di affidarsi a qualcosa di più grande di noi, ad una entità forte, dominante che rassicura e protegge. Un aspetto rilevante e pieno di fascino riguarda le consociazioni; queste permettono di contenere gli attacchi parassitari e di creare un sistema dinamico dove le piante partecipano attivamente al benessere reciproco e tornano ad essere protagoniste della fertilità naturale del suolo. È bello sapere che piante coltivate l’una accanto all’altra, si difendono vicendevolmente dalle aggressioni; per esempio il pomodoro tiene lontano la mosca cavolaia. Preziosissimi alleati sono anche le piante aromatiche e fiori: l’erba cipollina protegge la fragola, la santoreggia i fagioli; salvia, rosmarino, origano e timo sono attenti guardiani, la rosa soffre prima dell’uva e ci avvisa che è ora di fare qualcosa! Da poco ho capito e riflettuto sull’importanza di questa “collaborazione naturale”: per questo le piante assomigliano molto a noi, esseri crudeli: come noi anche loro hanno bisogno di compagnia, di cooperazione, ma soprattutto di non sentirsi soli. Perciò sono invogliato a provare tutte le collaborazioni possibili, spesso dimenticandomi della teoria o dei consigli degli esperti, lasciandomi guidare dall’istinto, cercando sempre di fare attenzione che come per gli uomini, non tutti i caratteri sono compatibili, si sopportano o addirittura si odiano! Tutto questo penso possa essere tradotto in un semplice messaggio che la nostra terra ci sussurra ogni giorno. Seguire le regole della natura ci permette di imparare in modo indiretto, ci permette di rallentare il respiro, sostituire l’affanno e l’ansia con il piacere dell’attesa, capire il valore del tempo. Ci permette di riscoprire gli odori della terra, quelli puliti; ci permette di apprezzare i colori, ma quelli che esistono veramente, non plastificati dai moderni LCD; ci permette di apprezzare il silenzio, di riflettere e di dare valore a quella forma di empatia che cresce e si sviluppa insieme alla terra. Ci permette anche di imparare e capire dagli errori, riscoprire la vecchia regola dello “sbagliando si impara”, con la voglia di sbagliare. Poi molti lo sottolineano, molti lo ribadiscono, anche io lo apprezzo: ogni frutto, ortaggio o foglia, se lo hai cresciuto tu, lo hai curato e raccolto, è più buono, in ogni forma di sapore e gusto (c’è anche chi lo sta sfruttando come campagna di marketing…) In molte riviste, libri e siti specializzati potrete trovare preziosi consigli con importanti dettagli pratici sui primi passi da seguire. Naturalmente ci vorrà tempo e lo spirito giusto per non abbattersi ai primi insuccessi, ma al contrario, riflettete ed imparate dagli errori fatti. Basta semplicemente partire con il l’idea giusta del “vivere senza distruggere”, cercando di mettere in pratica strategie di controllo naturale, il resto verrà col tempo. Quello che mi colpisce ancora è il rapporto che cresce insieme alle piante; prima di andare al lavoro o al ritorno, spesso faccio un giro per l’orto: è bello vedere la crescita in tutte le stagioni; e magari mi capita di accarezzare la salvia che sta ingiallendo qualche foglia, consolo l’insalata sofferente con un po’ di acqua nelle giornate più calde, controllo le zucchine incoraggiandole a crescere ancora un po’, sposto le piantine di maggiorana sotto la protezione delle robuste foglie di melanzana… Perciò non mi vergogno a parlare alle piante, cercando di trasmettere l’affetto che provo, magari riescono a sentirmi. Non sempre abbiamo bisogno di evidenze scientifiche o ricerche approvate; se ci fa star bene perché non farlo? Perché non provarci? Poi siamo davvero sicuri che tutto quello che è “documentato” ci fa davvero bene? Allora??? Vi è piaciuto a me sì…MOLTISSIMO!!! Vi invito davvero a cercare un pezzettino di Terra tutta vostra e di iniziare sperimentando, divertendovi, faticando (molto) e poi…apprezzando i frutti!!!! (Fonti: [1] Tratto da “ il mio orto biologico”, cap. 9 – Enrico Accorso e Francesco Beldì – Terra Nuova Edizioni; [2] Tratto da curenaturali.it)